Recessione, pandemia, guerra: la crisi economica spaventa il mercato dei diritti tv

Negli ultimi anni il mercato della tecnologia ha visto un’espansione come poche altre volte si è assistito nella nostra storia economica. Nei due anni di Covid, giganti come Amazon o Meta (Facebook), hanno visto i loro profitti crescere con una linea che sembrava tendere all’infinito. Invece ora si è arrivati, con somma sorpresa, ad un punto in cui quella linea, sembra bloccarsi tanto da cominciare a flettersi.

Meta, la società di Mark Zuckerberg ha annunciato il taglio di 11 mila posti di lavoro, dopo la chiusura dell’ultimo trimestre con perdite da capogiro. Scelte forse troppo azzardate ( i grandi investimenti senza tornaconto nel metaverso ad esempio), una crisi alimentata dalla recessione e soprattutto dalla guerra in Ucraina, hanno di fatto reso urgente una rimodulazione dei modelli di business.

Anche Amazon, ha dichiarato di dover tagliare la propria forza lavoro di quasi 10 mila unità, e su questa strada sembra lo seguirà anche il neo proprietario di Twitter Elon Musk, che ha lanciato un piano di riduzione del personale almeno del 50%.

Come un elastico che raggiunge la sua massima espansione, e poi si ritrae anche i big della Silicon Valley sembrano dover fare i conti con una crisi che mette in discussione i modelli di produzione delle proprie aziende.

Diritti tv: i piani di Meta e Amazon

Uno scenario che potrebbe toccare anche lo sport, soprattutto nell’ambito dei diritti tv. Come è noto infatti Facebook negli ultimi anni è entrato nel mondo dello sport, acquistando gli highlights delle gare della MLS, della Liga spagnola e di 2 gare della fase finale di FA Cup. Inoltre fino alla scorsa stagione, Meta ha trasmesso la Champions in Sudamerica.

La società di Jeff Bezos, invece, ha messo piede nel panorama dello streaming sportivo dapprima introducendo le gare di Premier League, e poi aggiudicandosi le migliori 16 gare della Champions fino al 2024. Infine da offrire ai clienti Prime Video, la finale di Supercoppa Europea. Una spesa totale che si aggira sui 180 milioni di euro.

La domanda che ci si pone ora è se questi investimenti siano sostenibili per aziende che stanno vivendo gli effetti di una crisi economica, di cui non si conosce la durata. Questa situazione di incertezza potrebbe far rivedere le priorità di aziende che sono neofite nel mondo dei diritti sportivi, e che potrebbero decidere di destinare queste risorse in altri contenitori.

Oppure potrebbe essere il punto di svolta: rivedere l’offerta non pensando solo alla mera messa in onda della partita. Ma costruire un impianto di contenuti durante tutto l’arco della settimana per un maggiore intrattenimento del pubblico.

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